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genova temporary store tshirt

Pensati per avere un’esistenza limitata nel tempo e nello spazio, i temporary-shop si scoprono incubatori ideali per un’esperienza e una relazione unica con il cliente che possa durare nel tempo, sotto altre forme, oggi spesso digitali.

Panta rei ovvero che tutto scorre lo aveva già ipotizzato Eraclito alcuni secoli fa, ma oggi ancora di più, in una società fluida come il fiume in cui non ci si può bagnare due volte, la fugacità delle cose e l’unicità delle esperienze sono diventate caratteristiche fondanti della nostra vita e, neanche a dirlo, della comunicazione e del marketing.

Ne sono un esempio quelli che in italiano chiameremmo negozi temporanei a tempo, ma che forse conosciamo meglio come temporary store o pop-up store: negozi a tutti gli effetti, ma con una durata limitata nel tempo, situati in luoghi nodali della città, possibilmente in centro, o comunque in una via molto di passaggio, che offrono un’esperienza di shopping unica ed irripetibile di prodotti esclusivi, in poche parole un contatto diretto e soprattutto emozionale col brand.

Momenti che oggi devono essere il più possibile instagrammabili, condivisibili, postabili e tutto quanto crei hype e coinvolgimento. Tra i principali avventori dei temporary ci sono infatti Millennials e Generazione Z, sempre alla ricerca di originalità e social oriented. Ca va sans dire (che ve lo dico a fà)! ;-).

Qualche esempio di temporary store di successo.

Tutto è cominciato a Londra e negli USA, erano i primi anni 2000 e ad approcciare questa idea di vendita esclusiva a tempo erano i grandi come Louis Vuitton, Nike e Ikea per eventi o lancio di nuove collezioni. Tra le idee più originali ricordiamo quella di Woolrich che, pensate un po’, ha pensato ad uno store esperienziale con la stanza del freddo, dove poter testare i famosi piumini a -20 gradi, brrr…. Reebok, invece, a Milano nel 2016 creò una sorta di palestra dove praticare crossfit, yoga, combat e running. Gli sportivi che raggiungevano le prestazioni migliori ottenevano sconti considerevoli sulla merce.

Molti puntano sulla personalizzazione (vero trend di settore) come Adidas che nello store Knit for You, permetteva al cliente di acquistare maglioni in lana merino creati al momento e prodotti in due ore. Mentre il produttore tedesco di biciclette Rose Bikes offre la possibilità di configurare la propria bici online e acquistarla in negozio, o anche viceversa, abbinando un servizio di personalizzazione dei pedali e del sellino per adattarli alle proprie esigenze e misure. Nel flagship Nike a Soho, invece, era possibile fissare un appuntamento per una consulenza sportiva personalizzata e realizzare le proprie sneaker con consegna in soli 3 giorni. Che dire se non…WOW!

Oggi si comincia a parlare anche di pop-up store online, ovvero “spazi digitali” a tempo in cui acquistare collezioni esclusive. Come Hermès che ha lanciato su WeChat la linea di orologi Hermès x Apple Watch, una mossa strategica che evidenzia l’ambizione del brand di intensificare la propria presenza digitale in Cina,  oppure Amazon che ha pensato a dei temporary shop tematici con pezzi selezionati dall’influencer aka di turno.

I temporary store funzionano perché…

Dimenticate la legge del più forte, qui a vincere sono le idee, il rapporto umano e la capacità di regalare emozioni. Certo ad utilizzare i temporary store come leva di marketing sono anche i colossi dell’economia, ma qui c’è spazio anche per i piccoli, per i brand di nicchia, i marchi emergenti e per le idee innovative anche se acerbe. L’investimento è limitato e la resa elevata. Anzi, anche i grandi si fanno piccoli per rinnovare il loro rapporto con i clienti, come Fendi che si è messa a vendere gelati italiani e cartoline da Selfridges, la catena inglese di grandi magazzini, oppure H&M che, per la sua collaborazione con WaterAid, una ONG internazionale impegnata nella fornitura di acqua potabile, servizi igienici ed educazione igienica alle persone più povere del mondo, si è “accontentata di un container” sulla spiaggia di Scheveningen per il suo pop-up store di due giorni pieno di chicche estive.

I temporary o pop-up store creano senso di esclusività e invogliano il cliente all’acquisto o all’immersione nell’esperienza proprio perché di breve durata… o adesso o mai più insomma. Permettono all’azienda  di raccontarsi o raccontare il suo prodotto coinvolgendo il possibile cliente nel processo di produzione o creazione. Garantiscono brand awareness e la possibilità di entrare in contatto con nuovi e potenziali acquirenti in modo più “amichevole” e svagato: i negozi a tempo sono i negozi tradizionali… ma in vacanza!

Una vicinanza che permette di profilare meglio il consumatore e mostrarsi fisicamente ad esso nella propria veste autentica. Inoltre, selezionando alcuni periodi dell’anno e luoghi specifici si è perfettamente inseriti in un mood o in un evento. Si è pertinenti, in linea, coerenti con lo stato d’animo e le esigenze del consumatore in quel momento o in quel luogo. Piccolo è smart insomma.

Piccola curiosità la differenza tra temporary e pop-up store. I primi sono negozi/attività localizzate che rimangono aperti per alcuni giorni, al massimo alcuni mesi, in un luogo definito e centrale;, i secondi sono formule mobili, ovvero store esperienziali che appaiono in versioni “vaganti”, come truck o tram, in luoghi diversi della città o in diverse città.

Ora che sai tutto sui temporary e pop-up store, sei pronto a vivere la Toro&Moro Experience a Genova nel nostro concept store in Calata Falcone Borsellino, dal 24 maggio al 27 agosto.

Le nostre t-shirt, in 100% cotone biologico certificatovengono stampate in real time, proprio davanti ai tuoi occhi, con inchiostri atossici ed ecologici.

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